13/06/17

Bioritmi/Demonologia

-Siamo d'accordo. A patto che tu dica "Inconscio" al posto di "Dio".

Taglio corto. Dopotutto, sono ore che discutiamo. Ma il mio interlocutore non mi ascolta: Dio gli parla costantemente attraverso la sua testa.
Probabilmente è uno schizofrenico non diagnosticato. Ma poi qual'è la differenza fra un'idea bislacca e una malattia mentale? Mi dice che i rettiliani controllano la terra attraverso la telepatia e i sacrifici umani. Gli dico che la borghesia invade e capitalizza sulla semiosfera, e penetra l'inconscio collettivo.
Nella notte, annuiamo come se ci fossimo capiti.
Siamo così diversi, in fondo?
Importa qualcosa?


Parliamo intorno a un tavolo sgangherato, i gomiti sul piano in plastica verde sul quale una pozzanghera di birra rovesciata si asciuga diventando sempre meno liquida, sempre più appiccicosa.

Un altro racconta: "una volta, quando ero in galera, uno ha provato a farmisi nella doccia. Ma io avevo una lametta nell'accappatoio, e girandomi gli ho aperto il cazzo in due. Poi mentre cadeva gli ho preso a calci la testa, e gli sono saltato sul petto." Ha una luce negli occhi, mentre lo dice.
Sorride. "Hai paura di me?" Chiede.
Rispondo onestamente: "No".

Non ho paura. Sono triste, ecco. Io con la mia paccottiglia da intellettuale, e le storie, e le dame i cavalier le armi gli amori, e la dialettica materialista, e la costruzione della situazione, e la sovversione generalizzata, e l'estetica post-punk, e il masochismo implicito.
In giro alle tre di notte.
E le vite rigate dalla sventura.


Una ragazza bellissima si avvicina a un ragazzo con i rasta. Lui porta una maglietta aderente, che rileva pettorali aitanti. E' uno silenzioso, se ne sta in circolo con quattro amici e non parla molto.
Lei, scortata da una amica, tenta un approccio. "Come hai questi muscoli? Scali montagne"?
"No, indovina"
"..."
"Gioco a ping pong".
Lei perde interesse immediatamente. Gli amici di lui lo prenderanno in giro per quaranta minuti. Lei è nota, serve al bancone in una pizzeria, e lì dietro è sempre sembrata perfetta e irragiungibile. Lui ora è rosso e suda di imbarazzo, oltre che di caldo.
Lei si piega, a dimostrare l'abilità nel toccarsi i piedi, poi si aggiusta platealmente il reggiseno, mettendo in mostra diversi centimetri quadrati di pelle proibita.
L'amica la porta via quasi di peso.
"Ma era sbronza! L'occasione perfetta!" Commenta uno. "Potevi giocartela meglio."
"Ha una buona amica" commenta uno.
La vediamo andare a casa con un avventore storico del locale, le scarpe in mano.
I ragazzi commentano i suoi piedini, si danno di gomito.
(Esorcismo? Rassicurazione?)
Penso al tempo, al bisogno di sentirsi amati, amabili, alla fame di carne e sangue. Alla necessità di scomparire per essere liberi. All'assenza di potere, al consegnarsi armi e bagagli al nemico dai begli occhi.
Nessuno di questi pensieri è adatto ad affiorare.
 Di che gioco stanno parlando?
Penso al cazzo tagliato in due, alla galera.
La stessa cosa? Un'altra?
Chi vince? Chi è vinto? (Si vince solo per perdersi?)
Cosa importa?
La luce dei lampioni non tramonta.
Non c'è orizzonte oltre le facciate dei palazzi.
(L'alba ci coglierà come uno sporco segreto.)



Non c'è tempo alle quattro di notte per pensare a mezza tinta.
Le questioni si risolvono d'un colpo.
Euforia o depressione.
Il tempo sedimenta e sublima.
L'oscillazione è dolce e profonda, quasi inavvertibile, sulla superficie ingombra di pensieri leggeri.
Come quando nella notte suona l'allarme antincendio, e tutti gli ospiti dell'hotel si ritrovano nella hall in pigiama.
Occhi cisposi, sguardi allarmati, o scocciati, o divertiti.
Così il cervello, rimescolato, produce incroci imprevedibili e umilianti.

Ai margini di una festa da ballo, guardo fisso il groviglio dei corpi, imbarazzati alcuni, impacciati, divertiti. Nello sguardo fisso si liquefaggono, fluiscono gli uni negli altri. Dopo qualche minuto, mi è del tutto impossibile considerarli umani.
"Sarebbe bello avere una personalità tutta intera. Il pensiero odia il corpo, il corpo detesta il pensiero. Il pensiero sogna un buco per uscire dal corpo, il corpo sogna uno sfintere per eiettare il pensiero."
Ma no, ma no. Fate la pace.
La danza è un atto di seduzione verso il proprio corpo, dice Gesù.
Mi muovo a tempo nella musica di un'altra notte, qualunque essa sia.
Tiro scemi i Loa, che si sporgono a guardare.
Eccomi, eccomi. E poi non più.
(Torno corpo fragile, ginocchia dolenti. Torcicollo. Tosse dai bronchi.
Respiro una boccata di fumo, la soffio nell'aria.)
E' tutto qui? E gli altri come fanno?


Non ti fa ridere, l'idea di un filosofo in questo secolo? Di certo fa ridere molti.
La risata è uno sfogo, l'eliminazione sbuffante di una tensione contraddittoria.
L'alternativa alla risata, è il sangue, se la tensione cresce.
(Chi sa far ridere, sa far ringhiare.)
Abitare un paradosso implica essere ridicoli oppure tremendi. Come i matti.
Più pratico abitare quei paradossi mutilati che si chiamano menzogne, e affrontare la verità quando verrà a bussare con l'insistenza di una notifica di sfratto.
"Dai, ancora con la verità? La verità è morta!"

(La sfilata dei matti si snoda lungo le strade. I discorsi sono tutti fuori luogo, e così i corpi. Un'oasi temporanea, psicotica.)
Pace della mente. Mi confesso a una giovane psicologa junghiana appena incontrata. Parlo del me stesso di otto anni.
Non controllo che mi stia ascoltando. Mi basta la calda sensazione di appartenenza lieve, che sempre marciare insieme mi ha dato.

L'idea! Si fotta l'idea!
Le idee dei matti danzano.
Ma i piedi.
I piedi marciano, marciano.
Dovresti avere paura dei piedi, non delle idee.


Di nuovo notte. Adrenalina e odore di botte nell'aria. "Quei quattro hanno rubato lo zaino di Dutch!"
Quando i ragazzi si fronteggiano, petto contro petto, cosa hanno da perdere?
Virilità? Rispetto di se?
I ladri sono sempre dei codardi prepotenti. La loro vanità non è nel dolore, ma nella gratuità.
La questione non è astratta ma rituale.
Si tratta di fargliela pagare.
La danza della scimmia, dritto dal sostrato mammifero.
Nessuno si fa male, alla fine.
Ognuno è soddisfatto quando si sente pericoloso.




(Solo chi non ha alcuna paura può evitare lo scontro.
Ma abbiamo tutti paura.
Dunque cerchiamo lo scontro.)

Come si può sconfiggere la paura? Battendosi.
La metafora è tortuosa, nasconde una trappola.
Paura della paura, lotta contro la lotta. Diffida dei sistemi ricorsivi, che ti condannano a un corpo frattale, all'incorporeo, alla schizofrenia.

Di cosa hai paura? Perché combatti?
Non potrò abbracciarti per sempre, e non intendo diventare uno strumento nella guerra contro te stesso/a.
Cosa ci resta? Non c'è gran che spazio per interazioni a parte questo.

Alle quattro, passo cadenzato e testa alta, vado a casa.
Le strade sono sgombre, l'aria tiepida.
L'alba ci coglie sempre come uno sporco segreto.

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