05/03/17

Il Kung Fu della discussione

Buonasera amici

Oggi offro una ricetta quasi infallibile, un misto di fallacie logiche e scivolamenti retorici che offre anche ai meno acuti la possibilità di umiliare e soprattutto innervosire gli altri.
Il motivo per cui lo faccio è ovviamente nobile: spero che possiate riconoscere questa tattica in voi stessi e negli altri, ed evitare che essa intrappoli le vostre migliori energie. Una volta che essa sia in azione ciò è inevitabile, sia che vi troviate da un lato o dall'altro della conversazione.
Siamo infatti parlati dal nostro linguaggio, e ogni trappola che vi disponiamo è in primo luogo una trappola nella quale cadiamo. Non vi è ciarlatano che non sia un illuso, non vi è provocatore che non sia un ingenuo, non vi è dittatore che non sia schiavo. Per questo quasi ogni religione conosciuta, e ogni essere umano che abbia vissuto abbastanza a lungo da conoscere la conseguenza dei propri errori, raccomanda di non mentire.

A prescindere da ciò, tuttavia, la strategia che quì descriverò è diversa dal mentire. Essa nasconde una menzogna, o meglio una vaghezza, in strati della discussione ai quali essa stessa rende impossibile accedere, e in ciò sta la sua sottigliezza e la sua perniciosità.
Colui che la padroneggia e la impiega, diviene difficile, quasi impossibile da affrontare in un dibattito o discorso. Ciò può dare l'impressione a chi osserva o ascolta che egli abbia effettivamente "vinto" una discussione. Tale idea, che si possa vincere o perdere una discussione, è di per se risibile, ma pienamente in linea con le perversioni ideologiche della nostra epoca. A chi "vince" viene attribuita la ragione. Egli tuttavia non potrà servirsene per convincere nessuno, o per comunicare realmente alcunché: ha già infatti distrutto la solidarietà necessaria alla comunicazione, e imbrogliato le acque al punto che i concetti introdotti non potranno essere utili ad alcunché di costruttivo. Dunque è una tattica che elude e ingabbia il pensiero, proprio ed altrui, e viene usata adeguatamente e con profitto solo da conservatori e reazionari, o da chi ha profitto che su un certo argomento non si pensi (falsi mistici, truffatori e così via).

Questa tattica fa uso del fatto che gli esseri umani, sotto pressione, ricorrono spesso a schemi binari. Ciò può essere ricondotto al fatto che una scelta per essere rapida va semplificata al massimo, come nel caso di "combattere o fuggire". Ciò si conserva sul piano delle discussioni: spesso ci troviamo in una prima fase di una discussione a stabilire una dualità di posizioni, e poi argomentare a favore dell'una o dell'altra. Raramente, più tardi in una discussione, emerge una terza opzione. Spesso, invece, ciò succede nelle conversazioni più favorevoli e rilassate.
Ciò accade perché in una discussione, quando l'ego è implicato, esso è spesso confuso con l'idea o l'insieme di idee che si difendono (questo è anche alla base dell'illusione di poter "vincere" o "perdere" una discussione. Ci si riesce, appunto, trasformando la discussione da discussione-di a discussione-fra. L'aspetto pragmatico del rapporto di forza fra gli interlocutori oscura quello del senso, e lo impoverisce drammaticamente).

CONTESTO

Osserviamo ora una situazione:
A e B sono impegnati in una discussione. Ciò è accaduto perché alcune parole o azioni di A sono apparse censurabili a B, che dunque formula una critica.
Formulare una critica è in se un atto caritatevole: significa portare sul piano del linguaggio una tensione reale. Ogni critica implica la possibilità di operare una trasformazione a partire dalla sensibilità di A ad argomenti razionali. Ad alcuni, che vi sia una sensibilità degli umani agli argomenti razionali sembra ovvio: certi argomenti non sono "stringenti"? Eppure la razionalità non è un dato, ma un costrutto, e come tale ha soglie di rottura e margini di variazione (come ad esempio, quando variano grandemente i concetti di partenza o la logica impiegata. Su questo non ci dilungheremo).
A non ha voglia, tempo o energie di rispondere alle critiche. Forse perché parte da presupposti non condivisi e indifendibili (ad esempio, è razzista), o perché usa una logica differente (ad esempio, ragiona a partire da una religione rivelata). In ogni caso, A non trarrebbe alcun vantaggio dal discutere la sua posizione: ne rivelerebbe i presupposti o l'irrazionalità.
Piuttosto, sceglie di rovesciare il piano della discussione.
Farlo è semplice.

SITUAZIONE

Immaginiamo che B abbia accusato A di essere fascista. A non deve assolutamente concedere o negare. Facendolo, di fatto stabilirebbe un asse con due posizioni definite: negando sarebbe "A è fascista"/"A non è fascista". Dovrebbe cioè difendere questa posizione con mezzi razionali.
Egli tuttavia non vuole nemmeno tacere: ciò corrisponderebbe ad un'ammissione agli occhi di tutti, e costituirebbe nella sua logica una "sconfitta". Né vuole ammettere e difendere la sua posizione: gli toccherebbe spostare il discorso su "Il fascismo è talvolta accettabile"/"Il fascismo è radicalmente inaccettabile". Nessuno di questi assi gli assicura un vantaggio.

TECNICA

Piuttosto, A guadagna molto dallo scegliere un'altra categoria che B considera negativa o deleteria, e assimilare l'accusa che gli viene rivolta ad essa.
Ad esempio: "Accusare gli altri di fascismo è una mossa tipicamente borghese".
E' molto importante che sia un'accusa non esplicitamente rivolta a B, ma al suo muovere la prima accusa. E' molto importante che sia un'accusa che B non può lasciar passare senza controbattere in base al suo amor proprio. NON IMPORTA che sia un'accusa ridicola o inesatta, quanto che sia qualcosa che B crede, o considera plausibile. NON IMPORTA che A consideri "essere borghese" una cosa negativa, finché lo fa B.
Si verifica così un controargomento ad hominem mascherato. B non è stato direttamente accusato, ma accusato in quanto accusatore. In più, B accusando ha già implicitamente affermato la sua credibilità, e quindi è più vulnerabile alle messe in discussione di questa. Controbattere a questa contro-accusa incastra B nel compito di motivare che "accusare gli altri di fascismo NON è una mossa ESCLUSIVAMENTE borghese".

Il doppio vantaggio è che:

1) La complessità del discorso di B dovrà crescere, infatti si tratta di questione ben più complessa: A può usare questa complessità e la conseguente verbosità di B per dichiarare che B "si sta arrampicando sugli specchi". C'è anche la possibilità che soprattutto se il medium della discussione è telematico o televisivo, una spiegazione lunga o complessa annoi o disturbi il pubblico, che non la segue. (mandare l'avversario oltre la soglia di complessità è una tattica fondamentale del dibattito su internet o televisivo. Per questo gli idioti vincono sempre: loro sono già accordati all'attention span dell'uditorio perché è il loro stesso attention span.)

2) A deve fare leva sul fatto che "accusare gli altri di fascismo è una mossa tipicamente borghese" COME SE FOSSE LA NEGAZIONE dell'affermazione di cui sopra. Siccome non si procede da una definizione di borghesia precisa (è importante che il secondo concetto sia vago, almeno ai fini della conversazione di cui parliamo) il confine è labile e in una conversazione accesa è difficilissimo stabilirlo. Ogni tentativo di definizione più precisa verrà definito da B "svicolare" o "cavillare". Ogni definizione più precisa verrà in ogni caso respinta.

RISULTATO

Il risultato è che se prima B accusava A, ora B si sta difendendo da un'accusa che A non ha formulato, ma solo suggerito indirettamente.
A può rinforzare la sua posizione dicendo ad esempio che "non c'è niente di male ad essere borghesi, basta riconoscerlo". Rendendo così manifesta che si tratta da parte di B di excusatio non petita.
Aggiungendo magari che "un fascista questo non lo direbbe mai" si difende dalla prima accusa senza aver dovuto argomentare alcunché.
La sua posizione di forza gli offre molteplici possibilità di imbrogliare le carte.
B in effetti, dal dibattere con A, sta di fatto lottando con l'impossibilità di salvare capra e cavoli, ovvero è indeciso fra accusare e difendersi. Lasciar andare i fascisti per non essere borghesi? Attaccare i fascisti al costo di essere borghesi? Se B arriva a chiederselo, non riuscirà a fare nessuna delle due cose efficacemente. Se cerca di negare l'alternativa, perde di vista l'argomento, egli a questo punto critica una correlazione fra una critica e una determinata posizione e il pubblico, com'è naturale, non capisce più né il come né il perché.

CONCLUSIONE

La migliore strategia per A a questo punto è fingere di essere dalla parte del "confuso" B, evitare in ogni modo di attaccarlo direttamente, facendo mostra plateale di un atteggiamento condiscendente (cosa che può farlo arrabbiare, con esiti ancora più favorevoli, oppure suscitare da parte sua una correlativa dolcezza, che contraddice la sua accusa originaria). La cosa migliore da fare, è tirare in ballo a questo punto affetto e amicizia, offrire un ramo d'ulivo. Con qualche fortuna, B avrà temporaneamente scordato di essere lui ad accusare. L'accusa viene istantaneamente prescritta. Vittoria.

ANALISI

Insomma: A deve usare qualcosa che B crede (spesso i democratici borghesi accusano gli altri di fascismo a sproposito) contro di lui. Una metonimia inosservata rende simmetrica una relazione asimmetrica: la proposizione di cui sopra va usata dunque come "accusare gli altri di fascismo = essere borghesi". Chiarire questo equivoco, anche se B lo coglie, richiede una certa elaborazione logica, che come abbiamo detto diventa impossibile data l'economia binaria che la discussione, vieppiù accesa, impone.
A questo scopo, si raccomanda che A incalzi, non lasci tempo, faccia passare ogni elaborazione ulteriore come inutile sofisma, dichiarando invece di "parlare chiaro".

ESEMPI

Questa tattica è stata usata con profitto dalla destra italiana berlusconiana, dalla sinistra renziana, etc.
Alcune delle leve usate (in forma brutalmente schematica. Una volta appreso il trucco se ne potrà riconoscere il funzionamento a ripetizione).

B: Difendete il profitto a discapito delle persone (lavoro, welfare, etc...) A:  Disprezzare il profitto è tipicamente comunista. (tanto più acuta, da parte dei berlusconiani, in quanto il comunismo era punto debole di una sinistra disunita. Ogni risposta possibile degli avversari ne spacca il fronte)

B: State affossando la credibilità del partito/ preparando la strada alla destra etc... A: fare previsioni catastrofiche è da gufi e rosiconi sfigati

Di recente, i più brillanti interpreti di questa tattica sono stati:

Milo Yiannopoulos negli USA
es: Milo dice cosa razzista, folla lo contesta, Milo: contestare e non permettere la parola è fascista. (notare che Milo non esprime un parere sul fascismo. ciò che conta è che questo sia considerato brutto da chi lo contesta, o dai possibili supporter dei contestatori)

Diego Fusaro in italia.
Es: Chi propaganda la teoria gender è filocapitalista. (notare che qui la cosa è più subdola: fa perno sul sillogismo fallace: "il capitalismo distrugge la società" "la teoria gender distrugge la società" ergo "la teoria gender è filocapitalista". Ad essere errati sono SIA il sillogismo in se, che non funziona, sia la seconda premessa. Difficilissimo è affrontarli entrambi insieme).

CasaPound in italia.
Es: CP dice cosa fascista, viene accusata di fascismo, CP: chi non permette l'espressione delle idee è fascista.

Eccetera. Eccetera. Eccetera.

NOTE CONCLUSIVE

Chi utilizza questa tattica spesso o rozzamente si scredita, e spesso finisce per screditarsi anche chi la usa raramente e in maniera abile.
Essa tuttavia è facile da usare e permette a un interlocutore meno abile di sopraffare uno più abile: è anzi più facile che un interlocutore intelligente e razionale cada nella trappola più facilmente di uno meno valido. Infatti quest'ultimo tenderà a fidarsi dei propri mezzi, e rispondere in maniera esaustiva e complessa - e dunque fallimentare! - alla sollecitazione, e tenderà a difendersi dall'accusa implicita - che egli non può non vedere - e a difendere la sua coerenza, specialmente se rappresenta per lui un valore.
Dunque è utile per permettere a una torma di persona poco valide - che in fondo non temono di screditarsi con il pubblico intelligente, finché tengono buono quello meno intelligente e più numeroso, e ottengono meriti con un capo - di contrastare efficacemente anche una intellighenzia preparata, finché essa tenta di essere esaustiva, coerente, autorevole e in buona fede.

Sono trucchi del genere, a parere di chi scrive, a rendere quasi irrilevante ai fini della persuasività l'intelligenza e la preparazione di chi parla, ad esempio, in TV.

Il modo di contrastare tali trucchi, molto semplice e molto difficile, tanto quanto la trappola è facile e complessa, è parlare sempre con chi ascolta.
Un trucco del genere che abbiamo descritto, indica la malafede: occorre riconoscerlo e non continuare a sperare nella possibilità di un dialogo, dal momento che esso non può avvenire se non fra interlocutori collaborativi. Dunque, laddove ciò avvenga, continuare a parlare SOLO con il pubblico, se c'è, spiegando le motivazioni della prima critica senza lasciarsi distrarre. E' nella natura del trucco che non funziona se non ci si casca. Non cascateci. Mai. Formulate accuse razionali e mostratene la razionalità. Più un'accusa è vaga, meglio può essere piegata. Più è complessa, meglio può essere fraintesa. Siate conseguenti e sintetici. Rimanete sulla prima accusa, non scivolate sulla seconda.
Nonostante tutto, non interrompete il dibattito. Soprattutto, non terminate mandando affanculo l'avversario. Lo merita, ma se lo fate ha vinto. Continuate a dimostrare il punto ancora e ancora fino a quando diventa nervoso. Fategli sentire che la razionalità umana non è un vostro diletto narcisistico ma una conquista collettiva che non si può disprezzare. Impeditegli di prendere in giro un auditorio e dimenticate l'ego. Non rispondete alle provocazioni ma non datela MAI vinta. E non cercate MAI di vincere. A un certo punto il vostro interlocutore vi offrirà la vittoria, o delle lusinghe ("certo, questo discorsone supera in molto la mia intelligenza...") in questo caso, non accettate di "avere vinto". Rispiegate tutto da capo, invece.
Questo è l'unico modo di procedere dignitoso, ma l'ho visto succedere al massimo due volte.